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La Regione Lombardia dovrà restituire 339 milioni di euro allo Stato per aver utilizzato in modo non corretto una parte dei fondi sanitari annualmente trasferiti alla Regione. È quanto è emerso oggi in commissione sanità del Consiglio regionale durante la discussione dei documenti di bilancio. Il Ministero dell’economia e delle finanze ha contestato a Palazzo Lombardia l’uso di risorse del Fondo Sanitario nazionale per alcune “funzioni non tariffate”, cioè erogazioni di denaro a forfait per attività non definite attraverso una tariffa. La Regione non poteva utilizzare risorse del fondo per quel tipo di spesa e quindi dovrà restituire quasi ventitré milioni l’anno per quindici anni, per servizi erogati tra il 2021 e il 2023.

Regione Lombardia dovrà ora sottrarre risorse ai prossimi bilanci per un uso improprio di fondi che ci riporta ai tempi di Formigoni, perché le funzioni non tariffate furono proprio una delle ragioni per cui quella stagione politica finì male – spiega il Consigliere Davide Casati, componente della commissione III sanità -. La giunta Fontana ha ottenuto di rateizzare la cifra in quindici anni, ma ventitré milioni di euro all’anno sono, per intenderci, più di un terzo di quanto la Regione eroga annualmente a tutti i Comuni della Lombardia per i loro servizi alla persona, risorse pari a sessanta milioni di euro, decisamente tagliate negli ultimi anni. È solo un esempio di come si sarebbero potuti spendere quei soldi se a Palazzo Lombardia avessero agito con maggior rispetto delle regole e delle prescrizioni del Ministero dell’economia. Da anni diciamo che le attuali ventitré funzioni non tariffate ancora in essere in Lombardia sono troppe e vanno riviste. Non a caso in altre Regioni sono ridotte a cinque o sei. Fontana e Bertolaso dovrebbero battere un colpo anche su questo.

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