La misura è colma da tempo e senza un intervento risolutore da parte della Regione…
La questione dell’autonomia differenziata così come si sta delineando dopo l’approvazione delle Legge Calderoli merita una riflessione approfondita, perché è meno banale rispetto alla semplificazione del dibattito in atto.
Ci sono alcuni punti da chiarire.
- Primo: l’autonomia di per se non è negativa ma dipende da come è disciplinata perché se fatta male, come la legge Calderoli, crea confusione, più burocrazia e divisione. Ecco perché serve una vera riforma costituzionale e delle autonomie locali che preveda in modo chiaro le competenze di ogni livello istituzionale, e soprattutto i tributi secondo il principio “pago vedo voto”.
- Secondo: bisogna dire la verità sul fatto che a fine anni ‘90 (la riforma costituzionale è del 2001) le premesse dell’autonomia erano molto diverse. Si pensava che l’autonomia avrebbe potuto avvicinare i cittadini alle istituzioni regionali, ma soprattutto non eravamo in un mondo globalizzato ed interconnesso come oggi. Negli ultimi 20 anni abbiamo visto che i cittadini sono sempre più lontani da queste istituzioni, con una partecipazione sempre più scarsa. Oggi, il tema che si pone è la crisi del sistema regionale che va riportato ad essere ente di programmazione e pianificazione, dando più potere ai Comuni.
- Terzo: la legge Calderoli così come scritta semplifica, riduce e banalizza il trasferimento delle competenze dallo Stato alle Regioni. Senza che venga discusso dal Parlamento, perché l’accordo è fatto col Governo e il parere del Parlamento è solo un atto di indirizzo.
- Quarto: la legge così scritta non migliora la vita ai cittadini perché non semplifica ma complica. Prendiamo un settore strategico come quello dell’energia: normative diverse, legislazioni diverse x ogni singola regione. Idem per le grandi reti di trasporto. Mentre siamo in un mondo interconnesso, qui diciamo per grosse competenze sovraregionali che ciascuna regione può scrivere un “pezzettino” di norma tutto suo.
- Quinto: la riforma così come è scritta è un grande bluff. Non è vero che i nostri soldi rimangono qui, la legge Calderoli non dice nulla di questo, anzi, per assurdo, le Regioni meno efficienti avranno bisogno di più risorse, che lo Stato dovrà dare per garantire i LEP (livelli essenziali prestazioni).
Serviranno decine di miliardi di euro, ecco perché dico che questa riforma non verrà mai applicata, a meno che non venga riscritta.
E infine, non facciamoci prendere in giro sulla sanità, che è un tema dove le Regioni hanno già tanta autonomia. Qui in Lombardia dove c’era l’autonomia di decidere e pianificare, abbiamo sbagliato di più e siamo stati sorpassati in questi anni da Emilia, Veneto, Toscana e anche Piemonte, in termini di efficacia e efficienza.