La misura è colma da tempo e senza un intervento risolutore da parte della Regione…
Il gruppo regionale lombardo del Partito Democratico presenterà un progetto di legge di iniziativa popolare per cambiare la sanità lombarda. Il progetto di legge, composto da due articoli, è una modifica della legge regionale n. 33 del 2009, come modificata dalle riforme Maroni del 2015 e Fontana-Moratti del 2021. L’intento è quello di riscrivere i principi, togliendo l’equivalenza tra sanità pubblica e sanità privata e obbligando la Regione a fare programmazione e a governare l’offerta fornita dagli operatori privati, indirizzandoli verso le prestazioni maggiormente necessarie. Quattro i principi che vengono introdotti: universalità del servizio, centralità della prevenzione, priorità dei servizi territoriali, governo pubblico degli erogatori.
La modifica dei principi, se approvata, porterebbe con sé la necessità di modificare di conseguenza tutto il resto della legge. Il Pd ha scelto lo strumento della legge di iniziativa popolare, su cui nelle prossime settimane inizierà la raccolta firme, per forzare il Consiglio Regionale, come da regolamento, ad esprimersi entro nove mesi.
Io credo che a un anno dalle elezioni regionali possiamo intanto dire che nulla è cambiato e il sistema sanitario regionale è da ricostruire. E in questi mesi abbiamo avuto diversi annunci ma non un effettivo e profondo rilancio e ripensamento del servizio sanitario regionale, della sanità pubblica.
Per questo presentiamo una legge di iniziativa popolare che mira a modificare i principi di fondo attraverso i quali si determinano le scelte in sanità a livello regionale, a partire dal tema dell’equivalenza tra pubblico e privato, tema per noi fondamentale, perché dobbiamo evitare che l’equivalenza voglia dire, praticamente, la privatizzazione e non invece la sussidiarietà come previsto dalla Costituzione. Per questo diciamo che occorre cancellare il termine equivalenza e sostituirlo con integrazione. Ma soprattutto, concretamente, ciò vuol dire costruire il centro unico di prenotazione (CUP) per la gestione delle liste d’attesa entro dodici mesi e non entro tre anni come previsto dalla delibera della giunta regionale, mettendo un vincolo: il privato che non sta nel centro unico di prenotazioni (CUP) non riceve risorse pubbliche a nessun livello. Un vincolo sancito per legge e non solo a parole. E questa è una sfida che lanciamo a chi governa a essere coraggiosi. La nostra legge di iniziativa popolare, inoltre, mira a riorganizzare la dimensione territoriale dei servizi, perché non abbiamo la possibilità di promuovere buone ed efficaci politiche riguardanti la salute se non irrobustiamo una rete territoriale che va molto oltre gli ospedali.